IL
DOC CON SCARSA CAPACITA' DI CRITICA (SCARSO INSIGHT)
Con
scarsa capacità di critica intendiamo la ridotta capacità,
da parte del malato, di riconoscere come assurdi, irragionevoli e “da
evitare” i pensieri ossessivi compulsivi. Spesso, anche grazie
alla definizione*(1) del Disturbo Ossessivo Compulsivo che viene data
dal DSM-IV (il manuale per la diagnostica delle malattie
psichiatriche), l'aspetto della ridotta capacità di critica
viene poco considerata nei malati di DOC, ritenendo più giusto
classificare i malati con scarso insight come soggetti deliranti o
psicotici.
Eppure
l'esperienza di molti psichiatri, così come quella del
sottoscritto (sono un malato e non uno psichiatra), indica che in
diversi casi la capacità critica dei pazienti si assottiglia:
la consapevolezza della malattia si attenua. Ciò accade anche
più spesso in casi di depressione e stati ansiosi. Nello
stesso paziente, nel corso dell'evoluzione del disturbo, la capacità
di critica può variare notevolmente. Ecco allora che forse è
più giusto affermare che la capacità di critica dei
pazienti ossessivi è distribuita lungo un “continuum”
che va dalla piena consapevolezza dell'assurdità di ossessioni
e compulsioni fino alla completa perdita dell'insight.
E'
fondamentale rendersi conto che, al di fuori dell'ansia, non ci sono
altre conseguenze negative derivanti da una mancata attenzione ai
pensieri ossessivi: la convinzione che ci possano essere altre
conseguenze negative oltre all'ansia è uno dei campanelli
d'allarme che segnalano la presenza di uno scarso insight, così
come l'assenza di resistenza ai pensieri ossessivi o la
razionalizzazione del pensiero ossessivo che lo rende plausibile.
Un
altro elemento che indica scarso insight è il coinvolgimento,
da parte del malato, di parenti ed amici nelle proprie tematiche
ossessive. Il malato “presta” il proprio intelletto allo
sviluppo di considerazioni e “soluzioni” riguardo ai
propri problemi ossessivi, avviando dibattiti: alla vita con il DOC
si sostituisce la vita per il DOC con la ricerca di una soluzione
“socialmente condivisa” ai propri pensieri ossessivi che
escono dal novero delle idee da evitare per entrare in quello dei
pensieri plausibili, accettabili e fondati, o comunque da
“soluzionare”.
Involontariamente
le persone che stanno accanto al malato, associando lo stato ansioso
e ossessivo del malato alla presenza di un problema reale,
contribuiscono a rafforzare la ritenuta sensatezza dei pensieri
ossessivi da parte del malato attenuandone ulteriormente la capacità
di critica. Diventa quindi importante per genitori e amici ribadire
al malato che non è salutare, ma anzi altamente
controproducente, preoccuparsi dei problemi ossessivi perchè
gli stessi sono il prodotto di un disturbo nervoso.
La
Terapia Cognitivo Comportamentale mira proprio ad aumentare la
consapevolezza, da parte del malato, della presenza di un disturbo
nervoso che genera pensieri fastidiosi. Una volta acquisita una
propria “autonomia intellettuale” rispetto al disturbo
anche la ben nota pratica dell'Esposizione e Prevenzione della
Risposta diviene più speditamente praticabile. E' fondamentale
che il malato smetta di “nutrire” il proprio disturbo
prestando una parte considerevole del proprio intelletto al problema
ossessivo e che acquisisca piuttosto una netta consapevolezza della
natura patologica dei propri pensieri ossessivi per dedicarsi alla
propria vita, che sarà accompagnata dal DOC ma non al servizio
del DOC.
Spero
che questo breve stratto possa esservi stato utile.
P.S.
E' opportuno ricordare che l'autore della presente NON è uno
psichiatra e nemmeno uno psicologo, ma solo un malato di lungo corso
che si è documentato. Nel breve estratto che avete letto
trovate spunti di riflessione utili al dibattito e NON pareri
professionali.
*(1)
“il soggetto riconosce che le proprie idee sono eccessive o
irragionevoli”